E’ una fotografia tutta discrezione e lucida ricerca del nascosto, quella di Emanuela Sol, sensibilissima ed attenta ai dettagli delle realtà marginali, pur senza disdegnare visioni più consuete e ‘rassicuranti’. Ma, nelle sottili corde animiche della Sol, vi è una spiccata espressione del principio ‘lunare’ e quindi femminile per definizione, che per sua peculiare natura intercetta proprio quegli aspetti inconsueti e meno visibili in apparenza. Ambienti fatiscenti ed abbandonati, particolari nascosti dei porti o delle ferrovie. Oppure condizioni luministiche di effetto, contrasti ottici, riverberi e riprese di controluce. C’è il silenzio, l’attesa dell’indefinibile in questa percezione femminile. L’essere umano non è presenza scenica indispensabile. Non sono neppure interessanti le implicazioni psicologiche dei personaggi nell’arte fotografica della Sol ma, viceversa, le tracce della loro stessa presenza, le cose che hanno saputo costruire, utilizzare e magari abbandonare oppure distruggere. E proprio le foto di ambiente sono lì a testimoniarlo. In questo lavoro di osservazione ‘trasversale’, emerge una capacità davvero sottile ed intensa, un’attenzione che sembra celare sottotraccia una patina melanconica collegata ad un tempo trascorso oppure perduto, delle cose che sono state e non sono più. Ma anche per Emanuela Sol è la conquista dell’attimo, la focalizzazione del presente a farsi strada, in una fase successiva. Come la luce delle stagioni che ritorna e si espande, ad esempio, o la brezza marina che porta da lontano nuovi e vivissimi sentimenti. Oltre i flutti di un mare che non si è fermato mai dal giorno della sua creazione, si possono ritrovare molte segrete cose. E questa consapevolezza, fra gli altri aspetti citati, è più che mai presente dentro gli occhi di Emanuela Sol, fotografa di arte e di vita silente.
© Giancarlo Bonomo